La durezza dell'acqua è una misura del suo contenuto di ioni calcio e magnesio.
Si distingue in durezza temporanea e durezza permanente.
La prima, detta anche durezza carbonatica, rappresenta la durezza associata alla presenza dello ione bicarbonato e scompare con l'ebollizione.
La durezza permanente, invece, è rappresentata dalla durezza residua. È dovuta ai cationi calcio e magnesio associati alla presenza di anioni che non si decompongono con l'ebollizione dell'acqua, cioè gli anioni SO4-, Cl-, No3-.
Secondo la scala francese, la durezza è espressa in grammi di CaCO3 corrispondenti alla quantità di ioni calcio e magnesio in 100 litri d'acqua.
Pertanto, un'acqua con 27 gradi di durezza conterrà una quantità di sali di calcio e magnesio solubili equivalente a 27 grammi di carbonato di calcio in 100 litri.
Secondo un vecchio criterio adottato dai produttori di caldaie, l'acqua può essere classificata come segue:
La legislazione per l'acqua destinata al consumo umano non prevede un limite di durezza, limitandosi a raccomandare che i valori siano compresi nell'intervallo tra 15 e 50 °F.
Riducendo la durezza dell'acqua con un addolcitore, si elimina l'annoso problema del calcare, che spesso causa danni irreversibili agli impianti degli apparecchi.
Ma la durezza dell'acqua non è responsabile solo delle incrostazioni; ha un impatto negativo in molti altri usi dell'acqua, con costose conseguenze dirette e indirette.